Castagno, l’albero del pane

Territori

Il castagno “albero del pane”, è una pianta diffusa in tutta la Valle del Serchio e Garfagnana dove si coltivano diverse varietà: Capannaccia, Pontecosi, Carpinese, Pelosora, Rossola, Verdora, Mazzangaia e Nerona.

Immagine rimossa.La coltivazione del castagno in antichità costituiva una delle poche fonti di sostentamento per le piccole comunità montane tanto che furono istituiti uffici e regolamenti specifici per tutelarne la produttività. Con l’aumentare della popolazione, durante il 1400, crebbe l’importanza del castagno e la produzione aumentò fino a raggiungere il suo apice intorno al 1800. Durante il XX secolo, l’emigrazione e lo sviluppo di alcune malattie della pianta ne ridussero la coltivazione in maniera drastica e si diversificò il tipo di produzione prediligendo i frutti freschi piuttosto che la farina.
Le selve lucchesi sono  disposte su terrazzamenti e vengono potati in primavera. In tarda estate si pulisce il sottobosco e si raccolgono i frutti in autunno.
Dopo la raccolta le castagne sono essiccate nei metati, piccoli edifici costituiti da due piani, il solaio, dove è riposta la coltura e il piano terra, divisi da un canniccio tramite cui passa il fumo per l’essiccazione, in modo che la fiamma (sviluppata nella parte inferiore) non tocchi il raccolto.
Qui le castagne seccano per quaranta giorni e poi battute per eliminare la buccia e ventilate per la rimozione degli ultimi scarti leggeri.
Le sacche sono poi trasportate ai mulini dove avviene la macinazione e quindi la produzione della farina.

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La farina di neccio si presenta con un colore che varia dal bianco al giallo e un sapore dolce caratterizzato da un leggero retrogusto amaro. Dal 2004 la Farina di Neccio della Garfagnana ha ottenuto l’etichetta DOP (Denominazione Origine Protetta).

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