La testimonianze più antiche della presenza del castagno in Garfagnana risalgono ad alcuni rari documenti del VII - VIII secolo d.C.
Probabilmente un sensibile incremento dei castagneti in Garfagnana si è avuto però posteriormente ai secoli del tardo impero romano e dell'alto medioevo.
A partire dal 1400, con il progressivo aumento della popolazione, crebbe anche l'importanza del castagno tanto che la sua coltivazione subì un notevole incremento fino a raggiungere il suo apice all'inizio dell'800. Il castagno, definito anche "albero del pane", ha sfamato con i suoi frutti intere popolazioni montane, ed ha caratterizzato la cultura e le tradizioni stesse della gente di montagna. La “Farina di neccio della Garfagnana DOP”, un tempo considerata l'alimento base delle classi umili, si ottiene dalla lavorazione di castagne di diverse varietà.
Dopo l'eliminazione dei frutti non integri, le castagne vengono poste ad essiccare nel “metato”, su cannicci di legno, per almeno 40 giorni. Quindi vengono sottoposte a battitura (pulitura) e selezione per eliminare i frutti bacati e quelli che non presentano caratteristiche ottimali. La molitura avviene in mulini con macina di pietra, quindi la farina ottenuta viene stoccata e infine confezionata. La “Farina di neccio DOP”, secondo il disciplinare di produzione, può essere presente sul mercato a partire dal primo Dicembre di ogni anno.
Viene utilizzata in preparazioni dolci e salate, in ricette tradizionali, la polenta dolce, il castagnaccio, i necci, i biscotti e per nuove ricette contemporanee.