Il farro della Garfagnana (Triticum dicoccum) è sicuramente il cereale più antico tra tutti quelli giunti ai nostri giorni, risultando coltivato già dal settimo millennio A.C., nelle sue aree di origine (Medio Oriente, Nord Africa). La Garfagnana è una delle poche zone che, per una solida tradizione agricola ed un ambiente naturale particolarmente vocato, ha continuato a produrre e commercializzare il farro, rappresentando in Italia l’area di produzione per eccellenza di questo cereale che gode di un buon apprezzamento in funzione della sua unicità e qualità. La semina avviene, utilizzando seme vestito, nei mesi di Ottobre-Novembre, su terreni idonei, in una fascia altimetrica che varia tra i 300 e i 1000 metri s.l.m. La raccolta avviene in estate, di solito nel mese di luglio; la granella di farro deve poi essere “brillata”, privata cioè delle glume e di una parte del pericarpo. Questa operazione viene effettuata con particolari molini a macine o, come avviene attualmente, mediante semplici macchine atte allo scopo. La superficie coltivata supera i 200 ettari per una produzione che si aggira intorno ai 5000 q.li all’anno. Il farro della Garfagnana viene utilizzato in alcune saporite e tradizionali ricette della cucina garfagnina. I piatti tipici sono la zuppa di farro e le torte. Può essere inoltre utilizzato in cucina per qualsiasi piatto in sostituzione del riso e della pasta. Trasformato in farina viene utilizzato per la preparazione di paste, focacce, dolci e biscotti. Nel 1996, il Farro della Garfagnana ha ricevuto il riconoscimento europeo di Indicazione Geografica Protetta (IGP).
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