Non poteva che essere un successo nella città che da sempre commerciava con l'oriente seta, spezie e altre cose esotiche.
La cioccolata ...
Nel Seicento, il cacao arriva in Toscana per merito del commerciante fiorentino Francesco d'Antonio Carletti. Nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze numerosi scritti testimoniano, a partire dal 1600 dell'acceso dibattito sul cioccolatte e sui suoi consumi. Certo è che si intuirono subito i benefici effetti della cioccolata, primo tra tutti quello calmante... per le diete c'è sempre tempo.
A Lucca il cioccolato fa la sua comparsa nelle tariffe daziarie nel 1719 insieme al caffè e ad altri prodotti delle indie occidentali come la china china, il "reobarbaro" e la "zalappa".
Un secolo dopo risultano presenti in città cinque cioccolatieri collocati in diverse strade.
La cioccolata divenne subito la bevanda mattutina più adatta per chi stomachi gentilizi lucchesi. Spesso si fabbricava in casa dosando il cacao, lo zucchero e le altre droghe. Ma non era per tutti: lo bevevano le dame e le persone di età, di massimo riguardo e gli ecclesiastici.
La principessa Elisa (Bonaparte) era dama e persona di massimo riguardo e fu un'appassionata dell'aroma esotico del cioccolato.
Nei conti dei suoi cucinieri vengono annotate spese per più di 36 libbre di cacao oltre a zucchero, caffè, liquori e ghiaccio. Si capisce dunque che si resero indispensabili le bellissime ed esclusive manifatture di porcellana firmate Ginori e Sèvres per servizi da tavola, da caffè, da gelato e ca va sans dire da cioccolato. Nel corredo principesco ce ne sono di due differenti tipi: “chicchere” per cioccolato liquido fumante e “vasetti” con manico per le mousse semifredde di cioccolata.
Per emulazione della principessa, si diffuse presso la nobiltà e la ricca borghesia una vera e propria moda e ben presto venne elaborato un galateo relativo al modo di servire e assumere il cioccolato caldo.
Inutile dire che i primi cioccolatieri, divenuti famosi presso le corti europee, provenivano dalla Spagna dove l'intuizione di alcuni cuochi di sostituire spezie e peperoncino con latte e vaniglia dette nuova vita al cacao promuovendolo da medicamento del corpo a medicamente dell'anima.
Nei serviti da tavola apparve un nuovo pezzo: la cioccolatiera. In porcellana o in argento, si distingue dalla caffettiera perché è più panciuta. Nel suo coperchio è spesso disposto un piccolo frullino in ebano o in altro legno esotico che fatto ruotare tra i palmi delle mani permette ri schiumare la bevanda.
Le tazze da mousse di cioccolata furono dotate di una piccola placca di porcellana all'interno affinché la schiuma non inzuppasse troppo gli eleganti baffi dei signori.
Nell'inventario di palazzo Ducale del 1814 compaiono molto frequentemente oggetti legati al consumo di cioccolata che, presso la corte, dovette essere talora di notevoli proporzioni, come si ricava dalle note di spesa della credenza e della cucina di Palazzo. Dall'undici novembre al sette dicembre del 1809 per esempio, tra i conti dei cucinieri di Elisa, vengono annotati quelli per più di 36 libbre di cioccolata, oltre a zucchero, caffè, liquori e ghiaccio.
I documenti infine, attestano nel corredo di Elisa, due differenti tipi di serviti da cioccolato che corrispondono ai due modi diversi di preparare la bevanda: chicchere o tazze per la cioccolata allo stato liquido e vasetti con manico per le spume di cioccolato (cioè per le mousse).
Ancora oggi, corsi e ricorsi della storia, si contano a Lucca 5 cioccolaterie in locali storici, tre sul percorso di via Fillungo (Cavalsani, confinante con la chiesa di San Cristoforo che ospitò un tempo l'Accademia della seta di Lucca; Ristori che prende il nome dalla profumeria che occupava i locali in precedenza e della quale conserva il mobilio di primo novecento; un po' defilata, in Chiasso Barletti, sotto l'imponente torre medievale delle Ore, Chocolat.
In via san Paolino c'è la cioccolateria Caniparoli nel nuovo spazioso e profumato negozio le cui Sachertorte non hanno niente da invidiare alle viennesi.
Buone feste!
note storiche da "La tavola di Elisa" (R. Martinelli - Pacini Fazzi 2003)
foto: R. Giomi