Il portico della chiesa di san Martino ha ospitato nel tempo anche svariate attività commerciali: i cambia valuta si sistemavano qui per svolgere il loro lavoro, e ottenere rapida protezione in caso di emergenza, e spesso i mercanti allestivano qui sotto i banchi con le loro mercanzie. Sopra le loro teste, scolpiti sulla facciata interna ai lati del portone centrale, 12 personaggi altrettanto zelanti svolgevano il loro lavoro, lavoro da campagna, legato alla terra e al cibo, attività che tutt’oggi da vita al territorio, e fonte inesauribile di ricchezza per le tavole.
I dodici mesi dell’anno rappresentati dai dodici mestieri e dai dodici segni zodiacali sono ancora lì, ben conservati, vicino alla vita di San Martino e alle storie di santi.
A gennaio, il primo bassorilievo a partire da destra, un uomo seduto di fronte ad un fuoco si riscalda dalla fredda stagione. È pieno inverno, e il contadino si protegge dal freddo, vivendo delle provviste accumulate nelle cantine.
A febbraio, quando la rigida stagione molla un po’ la presa, si vive di caccia e di pesca, e il bassorilievo raffigura un uomo con una canna, intento a pescare, con un fardello sulla schiena. Ancora oggi la pesca è una grande fonte di ricchezza per il nostro territorio. Sulla costa versiliese si possono trovare numerosi ristoranti che cucinano tutte le specie di pesce presenti sulla costa, dai più comuni fino al pesce azzurro, il pesce “povero” che si può acquistare al mercato del pesce di Viareggio. Nell’ entroterra, se si sale un po’ di quota, si cucina la trota, pesce d’acqua dolce che vive libero nei torrenti della Garfagnana.
A marzo con i suoi attrezzi il contadino è già tornato nei campi, e si dedica alla potatura delle piante, che di lì a poco metteranno i fiori e poi i primi frutti. Nel bassorilievo lo zelante lavoratore è intento a potare una vite.
Ad aprile si semina. Un giovinetto tiene ben stretto il suo sacco e con la mano disperde i semi sul campo.
Sono i mesi in cui la natura fiorisce di nuovo, donando ai raccoglitori esperti una gran quantità di fiori ed erbi selvatici. Asparagi, valeriana, tarassco, raperonzoli, cicerbite…
Il mese di maggio è dedicato alla Madonna. Un cavaliere tiene in mano una rosa appena raccolta.
A giugno il contadino raccoglie i primi frutti del suo lavoro, falciando le spighe di grano che raccoglierà poi nei granai.
A luglio, il primo dei bassorilievi sulla sinistra, si battono le spighe, adagiate sull’aia, per ricavare il grano che poi lavorerà per render farina.
Farina di grano, ma anche quella ricavata dal granturco, l’antico formenton otto file, nella sua versione gialla e in quella rossa, il sessantino ed altre varietà oggi scomparse.
Ad agosto è il momento della raccolta dei frutti. Pesca mora di Dolfo, frutti di bosco e infine mele casciane, sono solo alcuni dei frutti tradizionali delle nostre terre.
Settembre è il primo dei due mesi dedicati all’uva e al vino. Il contadino si dedica alla “pigiatura” dell’uva nel tino, che fino a non molto tempo fa veniva svolta senza l’ausilio di macchinari, e quindi si faceva in grandi tini dove veniva versato il raccolto della vendemmia, e pestato a piedi nudi per separare il succo da mosto. Donne, anziani, bambini, ora come allora sono impegnati nella vendemmia, che da sempre è un giorno di lavoro ma anche di incontro e di festa.
Ad Ottobre, il secondo mese dedicato al vino, il contadino del bassorilievo è intento a travasarlo nelle botti, che poi venivano conservate nelle cantine, per la fermentazione.
A novembre, quando i campi ormai non danno più frutti, il contadino con il bue e l’aratro dissoda il terreno, per prepararlo ai mesi di riposo, prima dell’inizio di un nuovo ciclo.
A dicembre infine, quando i campi giacciono sotto coltri bianche di neve, o sono induriti dalle gelate notturne, il contadino si occupa del macello delle bestie, la migliore delle quali, forse il maiale che sta squartando nel bassorilievo, sarà in tavola nel giorno di Natale.