Nel 1997 ci siamo riuniti in cooperativa, l’unione fa la forza, per affrontare insieme le difficoltà del mestiere di pescatore…e anche per semplificare l’amministrazione che non è sempre semplice per piccole ditte artigianli. Siamo una cooperativa di circa 22 barche, peschiamo da Marina di Carrara fino a Talamone, ma il grosso dell’attività è orientata nel porto di Viareggio, qui nella darsena Toscana e qualche barca nel porto nuovo, lungo il molo.
Strada… o meglio: mare facendo abbiamo anche acquisito la consapevoleza dell’importanza del nostro lavoro nell’alimentazione, ma anche nella salvaguardia del mare e ci siamo orientati così verso una pesca responsabile: pesci adulti e “di stagione” .
All’inizio, quando andavamo a pescare, mettevamo un’ estensione di rete abbastanza lunga, poiché la rete si riempiva di specie che non era facile proporre sul mercato, e ci trovavamo costretti, per pescare quelle più pregiate, a mettere reti in più per poterne avere a sufficenza da vivere con quelle specie che riuscivamo a commercializzare.
Quello che non era commerciabile lo rigettavamo a mare o lo portavamo a casa e pensavamo, come sempre succede, “il calzolaio ha le scarpe bucate”.
Ma non era così. Questo pesce era il sugarello, la sciabola, la tremola… Cucinato a casa mi meravigliavo io stesso di quanto era buono, saporito e delicato, e mi sono chiesto perchè non potevo proporre questo ottimo pesce anche ai miei clienti.
Poi studi biologici hanno confermato che come proprietà organolettiche non avevano niente da invidiare al branzino, alla sogliola, al merluzzo, al pesce comunemente consumato dalla maggioranza delle persone, ma che, proprio per questo, è a rischio d’estinzione.
Più che pesce povero quindi preferisco definirlo “dimenticato”, perché qui di povero non c’è proprio nulla: un pesce pescato, vissuto libero, è più sano rispetto a un pesce allevato. Sono molto più ricchi di grassi omega tre e omega sei, qelli che combattono il colesterolo. I pesci di allevamento hanno invece grassi non nobili, perché vivendo in uno spazio limitato, non si muovono abbastanza, e mangiano in abbondanza, troppo. Un pesce libero invece deve battere due o tre volte la riviera per mangiare la metà di quello che vorrebbe mangiare, perché insomma, nell’habitat naturale non c’è nessuno che passa con la pala a distribuire il cibo. Quindi, dico io, meglio un sugarello mangiato fresco appena pescato che un’orata o un branzino allevato.
Così abbiamo cominciato a presentarci nell’interno della Toscana anche su richiesta dei primi GAS (gruppi d’acquisto solidali) per far conoscere il prodotto, organizzando molte serate di promozione. Esistono 360 specie di pesce nel nostro mare, e le persone ne conoscono davvero pochissime. Unendoci ai GAS abbiamo anche aderito alla filiera corta: scavalcato quelli che erano i nostri grossisti, ora il pesce viene caricato sul furgoncino direttamente dal pescatore e portato al consumatore. Il consumatore si è trovato a risparmiare, e noi non avendo l’intermediario guadagnamo qualcosa di più. E i consumatori hanno anche più garanzie, perché per avere accesso ai GAS abbiamo dovuto dichiarare il nostro sistema di pesca, dove peschiamo, con quali attrezzature… e poi siamo spesso sottoposti a controlli per verificare che le nostre barche siano tutte barche a impatto limitato.
Inizialmente abbiamo avuto non poche difficoltà nel far conoscere alle persone questo “pesce dimenticato”, siamo andati fino a Firenze per guadagnare solo 10 euro. Ma abbiamo avuto anche tante soddisfazioni: per esempio una persona un giorno ci ha detto “io ho 70 anni, e finché non siete venuti voi io non sapevo cos’era il pesce. Perché io compravo il pesce al supermercato, ma non è la stessa cosa.”
Sempre nell’ambito della promozione abbiamo inaugurato proprio quest’anno una linea di confezionamento per le scuole e gli asili nido. E’ un surgelato anche il nostro, però dal mare al surgelamento alla mensa, che è diverso dal congelamento lungo della grande distribuzione.
Negli anni passati abbiamo organizzato anche numerosi incontri didattici con i bambini delle scuole elementari, sono venute scuole fino da Siena. Sulle imbarcazioni tenevamo delle lezioni pratiche sui vari tipi di pesca, su come si svolge la nostra vita da pescatori, sulla lavorazione del pesce, e poi organizzavamo un piccolo assaggio di pesci che cuocevamo noi qui al momento. E i bambini facevano anche due o tre giri!
Io mi sono accostato a questo lavoro per pura passione. Prima avevo una ditta di marmi, non ho fatto quindi questa scelta per avere una vita migliore economicamente… ma migliore sì, in senso profondo.
Avevo già l’attrezzatura da pesca, perchè pescavo da dilettante, mentre la barca l’ho presa tre anni prima di concludere la mia attività di marmista. Questa vita però la sognavo già molti anni prima. A volte parto con la mia barca la mattina presto e torno il giorno dopo, perchè in mare sto davvero bene. Con un gabbiano che si posa sulla punta della barca, viaggio in compagnia di un delfino, vedo un balenottero. Poi mi sdraio sulla barca quando ho finito il mio lavoro, che il pesce è al sicuro nei congelatori, e sto d’incanto…
E non mi sono mai pentito della mia scelta: a volte facciamo pesca turismo e accogliamo sulla barca persone curiose di scoprire la nostra attività, e spesso vengono anche dei dottori, dei banchieri… io glielo dico sempre “io non cambierei mai ragazzi” lo dico sicuramente perché non potrei, però noi abbiamo la possibilità di ammirare di quelle albe, di quei tramonti, di quelle giornate quando il mare è calmo.. Molte persone non hanno mai visto Forte dei marmi o Viareggio nascere dalle luci dell’alba o le nostre montagne con il sole che gli sorge alle spalle… per me tutto ciò ripaga tutte le sofferenze portate da questo lavoro.
Se un giovane mi chiedesse dei consigli per diventare pescatore, direi che il momento non è dei migliori perché le rendite non sono alte, il pescato è sempre più scarso, se non succede qualcosa e qualcuno non prende dei provvedimenti…
Poi per fare il pescatore secondo me una persona non deve essere normale. Perché prima di tutto la vita è vento, acqua, sole. Poi il detto del pescatore è “mangiare quando non hai fame, dormire quando non hai sonno.” Per accettare tutte queste intemperie e questo stile di vita ci vuole una forte passione e poi bisogna anche essere un po’ orsacchiotti, un po’ solitari insomma. Anche se noi con la nostra cooperativa abbiamo sfatato il mito del pescatore solitario, perchè collaboriamo molto tra noi e cerchiamo di portare le nostre conoscenze all’esterno, insieme ai nostri prodotti.
Paolo, pescatore della cooperativa Mare Nostrum
MARE NOSTRUM SOC. COOP. A R.L.
1, Piazzale Don Sirio Politi – 55049 Viareggio (LU)
tel. 0584 350853